È raro veder circolare vetture autenticamente storiche dotate della propria targa di origine, capita invece di vedere vetture storiche dotate di targhe moderne; questo perché la vigente normativa non permette di re-immatricolare vetture storiche con una targa in “formato” storico e coloro che se ne fanno realizzare una appositamente non possono circolare se non in luoghi privati.
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- Qualche cenno storico sulle targhe storiche a e targhe decorative
- Cosa fare per riabilitare l'auto storica?
Il mercato delle targhe storiche però è piuttosto vivace e popolato di aziende private che ne realizzano appositamente su commissione o in base a un campionario già prodotto. Si tratta, in questo caso, di aziende che producono anche targhe decorative e riproduzioni d’epoca per i collezionisti.
Qualche cenno storico sulle targhe storiche a e targhe decorative
In Italia, le prime targhe furono emesse nel 1903 e riportavano il nome per esteso della provincia e un numero di immatricolazione progressivo. Dal 1905 al 1927, le targhe riportavano due numeri rossi che identificavano la provenienza (per es.: Milano 38, Roma 55, Napoli 40, Torino 63) e una serie di cifre in nero di numero crescente. Le targhe venivano rilasciate dalla procura e realizzate a mano dal proprietario della vettura, per questo motivo erano molto diverse tra loro.
Durante il periodo fascista, dal 1927 al 1932 e dal 1933 al 1943, le targhe erano incise su una sola riga, scritta bianca su fondo nero e il numero davanti alla sigla della provincia, solo Roma era scritta per esteso. Nel decennio 1933-’43, le targhe erano scritte su due righe e su quelle posteriori era riportato il fascio littorio. Su quelle anteriori, invece, compariva il simbolo del CONI (Comitato Olimpico) che le produceva trattenendo i proventi della vendita. Tutte le targhe precedenti il 1927 furono sostituite con le nuove pur mantenendo lo stesso numero.
Dopo la guerra, dalle targhe fu abolito il fascio, ma mantenuto sulle anteriori il simbolo del CONI (rombo con la scritta CONI all’interno). Dal 1948 al 1976 le “novità” sulle targhe riguardano l’introduzione del simbolo della Repubblica Italiana, l’adozione di un carattere più lineare e leggibile, mentre si mantenne la scritta bianca su fondo nero.
Ci fu il passaggio dalla targhe in metallo a quelle in plastica che si rivelarono meno resistenti e facilmente deformabili.
Dal 1976 al 1985 le novità introdotte riguardano le sole targhe posteriori con il cambiamento di colore (arancione) della sigla della provincia, e composta da due parti: una che riportava solo la provincia e l’altra che riportava il numero di targa con, a sinistra, la sigla in caratteri minuscoli della provincia e il sigillo della Repubblica italiana. La targa si poteva “montare” su una riga o su due.
Cosa sono le targhe decorative
Le targhe decorative appartengono al mondo dei collezionisti, vi sono quelle che riproducono le targhe delle vetture americane, o targhe personalizzate con nomi propri e sfondi colorati, targhe che ricordano eventi storici o nomi di veicoli “mitici” come la Harley Davidson o la Cadillac. Le targhe sono principalmente realizzate in plastica, alluminio o ferro.
La re-immatricolazione delle targhe storiche
Nel 2010 in attuazione della direttiva europea 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, è stato emanato il decreto con le nuove norme che regolano la circolazione delle auto storiche, prima fra tutti la revisione biennale e non più annuale e la possibilità di ritargare l’auto storica anche se è stata radiata o non abbia più i documenti.
Vi possono essere molte ragioni per cui ci si può imbattere in un veicolo storico non immatricolato:
- radiato d’ufficio;
- ritirato dalla circolazione;
- custodito in un’area privata;
- portato in demolizione;
- sia di origine sconosciuta;
- proveniente dall’estero.
In tutti questi casi, è possibili “riabilitare” una vettura storica e re-immatricolarla.
Cosa fare per riabilitare l'auto storica?
Per circolare con un veicolo storico occorre prima iscriverlo al Registro ASI, sottoporlo a una verifica sulla funzionalità e autenticità delle parti meccaniche e del telaio, farsi rilasciare una dichiarazione e autocertificare la corretta conservazione del veicolo con data e luogo del ritrovamento e modalità di conservazione.
Con questa documentazione, occorre far revisionare il veicolo. La domanda si inoltra al
- Centro Prova Autoveicoli (CPA) per le vetture costruite prima del 1° gennaio 1960;
- Ufficio della Motorizzazione Civile (UMC) per le vetture costruite dopo il 1° gennaio 1960.
Se il collaudo è superato, la Motorizzazione rilascia al proprietario i documenti di circolazione e la targa nuova.
Nel caso di auto radiata, oltre alla dichiarazione di avvenuto “restauro e collaudo”, occorre indicare nell’autocertificazione sulla buona conservazione del veicolo, gli anni trascorsi dalla data di cancellazione al PRA.
Se la vettura, invece, è stata custodita in un’area privata, ritirata dalla circolazione o portata in demolizione, occorre presentare l’estratto cronologico del PRA o il certificato di cancellazione e per i veicoli cancellati dal 30 giugno 2008, è necessario indicare il “centro di raccolta o demolitore” al quale la vettura era stata consegnata.
In questi casi, se si possiedono le vecchie targhe è possibile riattivarle con l’annotazione sul libretto di circolazione originario della dicitura: “Riammesso alla circolazione in data…”. Altrimenti, la motorizzazione emette un nuovo libretto e nuove targhe.
Per le auto storiche provenienti dall’estero – per procedere alla nazionalizzazione del veicolo -, bisognerà avere in mano i documenti esteri originari e informare lo Stato di provenienza della vettura dell’avvenuta nuova immatricolazione in Italia. Piaciuto il nostro approfondimento sulle targhe storiche?